Divellere
di-vèl-le-re (io di-vèl-lo o di-vèl-go)
Significato Estirpare, sradicare, eliminare
Etimologia voce dotta recuperata dal latino divellere ‘strappare, staccare’, derivato di vellere ‘strappare’, con prefisso dis-.
- «Ho provato a divellere il ceppo. Ma credo lo userò come piedistallo per un vaso.»
Parola pubblicata il 09 Aprile 2025
L’atto è violento, ma la parola è fine — un latinismo compassato e incisivo che impronta tutto il tono della frase, pulisce, rimette a posto.
In effetti stiamo parlando di un’azione che potremmo bene descrivere come uno sbarbare, o uno sradicare, o uno scerpare, o un estirpare, o uno strappare; tutte parole che in maniera diversa, per la forza del loro significato, fanno aggio su un suono aspro, rotto, che sa del cigolo, dello scricchio, dello strido, del muggito di ciò che viene scalzato, spaccato, rivoltato. Il divellere spicca per eleganza posata che dà forma a un’intensità drastica.
Ha un’origine forse più dolorosa delle sue compari. Il divellere latino installa quel prefisso dis-, che indica un allontanamento e qui ha un valore rafforzativo, sul vellere, nientemeno che lo strappare — in particolare, chiosano certe fonti, peli e piume: dopotutto il vello, manto lanoso, viene da qui.
Inoltre, fin dagli albori del suo recupero duecentesco, è un verbo di grande ampiezza.
Si adatta a parlare di alberi divelti dalla frana, dal vento, dall’alluvione, dello zio che divelle il cancello con una manovra disattenta (era sobrio eh, è solo una schiappa al volante), della ruspa che divelle gli iris della proda per la gioia dell’istrice, di come divelliamo le erbacce dal campo, o le pietre della vecchia costruzione. Significati molto concreti, estesi fin dove si trovi qualcosa di ben piantato in terra. Eppure, i modi sono tenui — alberi strappati, cancelli sbarbati, iris scerpati darebbero un’impressione tanto più distrutta e desolata, di una violenza tanto più muscolare.
Ma posso anche parlare di come sia difficile da divellere un pregiudizio, di come con trame callide divello un sospetto, di come l’amica non riesca a divellere dalla sua mente una preoccupazione. Così il divellere, che materialmente è uno strappare, idealmente è eliminare.
Non che sia un verbo freddo; però è lucido. Non impiega toni espressionisti, bruti, ma nemmeno intende coprire qualcosa. È la sua latinità, col garbo del prefisso, la distanza mediata del vellere, e il suono straordinariamente morbido, a metterlo in un abito tre pezzi. Ambivalenze, contrasti interni e un equilibrio che lo rendono una risorsa unica nel suo campo.