Erudire
e-ru-dì-re (io e-ru-dì-sco)
Significato Rendere colto; addestrare; informare
Etimologia voce dotta recuperata dal latino erudìre ‘istruire’, propriamente ‘dirozzare’, derivato di rudis ‘rozzo’ col prefisso sottrattivo ex-.
- «Abbiamo passato il tour a sgranocchiare delizie tipiche mentre la guida tentava di erudirci sulle usanze del posto.»
Parola pubblicata il 23 Luglio 2025
È una parola ricercata e dotta ma non troppo, che mostra un equilibrio di significato molto particolare — un equilibrio rilevante, visto che il significato centrale.
Secondo l’etimologia, è letteralmente un ‘dirozzare’; il latino rudis infatti è grezzo, non rifinito, disadorno e ignorante. Una ramificazione di significati ben più ricca rispetto a quella che ci apparecchia un derivato dotto come il rude, che è rozzo ma anche franco e risoluto. Peraltro giusto il rozzo viene da un comparativo di rudis, cioè rudius, che quindi sarebbe ‘più grezzo’.
Il prefisso ex- in questo caso è sottrattivo, ci rappresenta l’uscita, la perdita di uno stato.
Ora, il dirozzare sa anche avere degli splendidi significati concreti. Posso dirozzare un pezzo di legno che poi andrà tornito, e in genere è molto concentrato su una fase di affinamento o d’istruzione precoce — se parlo di come nuovi arrivi dirozzino le abitudini paesane, o di come una professoressa sia riuscita a dirozzare una classe, non sto fotografando traguardi di civiltà proprio ultimi. L’erudire, invece, anche per il fatto che be’, è una parola meno rude del dirozzare, si stacca dalla materia e vola più alto.
Certo, rappresenta comunque un percorso interminabile, però pare che definisca meglio un approdare a una certa cultura, a una certa istruzione — o magari anche solo a un certo addestramento o a una certa informazione.
Infatti posso parlare di come l’amico si sia erudito coi libri della biblioteca della madre, o di come, quando arriviamo in città, l’amica autoctona ci erudisca sulle meraviglie storiche, sulle pasticcerie e sui locali più vivaci; un periodo di lavoro in cantiere erudisce l’occhio e la mano; e al nostro ritorno veniamo eruditi sugli ultimi sviluppi di una bega condominiale.
Volando alto infatti si presta all’ironia; specie quando si avvicina all’informare e al ragguagliare si fa scherzoso — immagina l’uscita da uno stato di rozzezza tramite dati pratici o pettegolezzi.
È un verbo particolarmente rilevante perché in quest’ambito — diciamo quello dell’imparare, dell’affinarsi — le parole tendono ad avere sapori forti e precisi. Una possibilità come l’indottrinare ha la faccia netta di un’istruzione ideologica; l’ammaestrare rende il profilo di foca col pallone in equilibrio sul naso. Queste non sono vere alternative; ce ne sono due, percorribili, ma molto differenti.
L’educare è gigantesco, e comprende una crescita totale — mentre l’erudire si limita al rendere colto e abile in qualcosa: se l’amico si è educato coi libri, se l’amica ci educa sulla città, se il lavoro educa occhio e mano, tiriamo in ballo una cura e uno sviluppo che investe la persona intera, e non è detto sia il caso.
L’istruire è più cattedratico, paradossalmente più formale e meno complice anche rispetto a una parola alta come l’erudire. C’è una trasmissione di conoscenza che dà una certa forma, e il valore è più mediato — anche perché posso essere istruito a ripetere una menzogna, mentre l’erudire ha una dimensione di libertà e autenticità più assoluta.
Una risorsa pronta, di quelle (nemmeno poi così tante) che non possono mancare in un buon vocabolario.