Illune

il-lù-ne

Significato Non rischiarato dalla luna

Etimologia voce dotta recuperata dal latino illunis, derivato di luna con prefisso privativo in-.

  • «Mi ha accompagnato anche nella notte illune.»

Il fatto che nella nostra vita e nei nostri discorsi ci sia ben poco spazio per notare qualità come l’illune è una vera testimonianza d’ingiustizia. Si dovrebbe aspirare ad altro.

Stiamo parlando di un aggettivo poetico, che qualifica ciò che non è rischiarato dalla luna. È facile notare che si tratta di un significato molto preciso — ed è questa precisione ad avere un grado poetico.
Sentiamo, se aguzziamo la nostra sensibilità, che lo sforzo che la lingua fa con l’illune è più suggestivo che informativo. Abbiamo l’espressione ‘senza luna’ che propone il suo medesimo significato, parrebbe, ma è didascalica, squaderna, spiattella la realtà di una mancanza: non c’è la luna.

L’illune invece fa la magia della parola che, formandosi, racchiude la complessità e l’ampiezza di un concetto: addita l’assenza della luna ma adombra anche le conseguenze. In particolare è evidente che l’assenza della luna sia l’assenza del suo chiarore, che è così determinante nell’esperienza della notte.

Ora, ai nostri tempi scontiamo il fatto che il magnifico progresso ci ha dotato di violente lune elettriche che relegano il nostro satellite naturale a presenza accessoria — quando ancora si possa scorgere, dal fondo dei canyon cittadini. È bella, si può indicare, ma se c’è o non c’è fa poca differenza: una notte illune ci cale poco, sotto al lampione, coi fari sparati avanti, con le luminarie tese su dehors e pergolati. E invece che differenza faceva, avere o non avere la luna a splendere in cielo, solo qualche decennio fa! L’illune segnava una condizione concreta, che cambiava ciò che si poteva o non si poteva fare, il profilo che le cose prendevano o non prendevano — la trama stessa delle emozioni.
Ma niente rimpianti: la poesia dell’illune, semplicemente, per noi si arricchisce di un tratto umbratile e remoto. Non è più una condizione che si osservi e che incida facilmente: è sfuggente, richiama il distante, si colloca nel recondito.

Possiamo parlare di quanto sia stato difficile continuare a seguire il sentiero nella notte illune, quando facciamo una passeggiata estiva fra amici; di come dal cielo illune sia lo splendore di Venere a proiettare a terra la nostra ombra; di una malinconia cupa e illune in cui l’amica affonda.

Può fare la fine di uno di quegli splendidi vestiti (non sono pochi) che riguardiamo di sfuggita nell’armadio: non c’è mai occasione di metterli, anche se sapremmo bene quale sarebbe l’occasione. Una riflessione su una notte non rischiarata. Sulla sua incertezza, sul suo spavento, sulla sua intimità, sulle sue stelle.

Parola pubblicata il 10 Luglio 2025